P-47D-30RA Thunderbolt Scala 1/48 Miniart cat. no. 48029

p.47 d Per il suo esordio nel campo della riproduzione in scala 1/48 di aeroplani, la ditta ucraina Miniart nel 2023 ha scelto un soggetto "classico" come il pesante cacciabombardiere statunitense P.47 D  con cappottina a goccia, offrendo un prodotto di alta qualità. Dalla prima confezione sono  state estrapoltate altre dedicate a varie sottovarianti sempre della versione D : esaminiamo ora quella inerente la 30 RA in quanto questa era la  versione usata dal dicembre 1950 al luglio 1953 da alcuni gruppi dell'Aeronautica Militare. 

Foto e testo di Gabriele Luciani 

Enorme, pesante, non molto portato all'acrobazia ma dotato di un motore potentissimo e di un armamento poderoso: questo era il Republic P.47 "Thunderbolt" un velivolo monoposto nato negli Stati Uniti nel 1941, divenuto ben presto uno dei protagonisti della storia dell'aeronautica militare durante la seconda guerra modiale. Le prime versioni del P.47 (la B e la C-RE) vennero impiegate per l'addestramento da parte dell'US Army Air Force ;  a partire dalla versione C-1-RE, questi aerei dal gennaio 1943 vennero assegnati a due gruppi da caccia e dispiegati in Inghilterra mentre la produzione veniva avviata con i soliti numeri "stellari" dell'industria statunitense, con alcuni progressivi miglioramenti tecnici, in due sedi diverse della Republic e presso la Curtiss-Wright di Buffalo. A seconda della località dove venivano costruiti i P.47 (P sta per Pursuit , dizione sostituita nel 1947  dalla F per Fighter ), erano infatti diverse le sigle che identificavano i vari velivoli : RE era attribuita ai Thunderbolt costruiti a Farmingdale, RA  per quelli che uscivano dalla fabbrica di Evansville e mentre CU per quelli realizzati a Buffalo, distinzioni importanti in quanto venivano usate per gli interni vernici di tonalità diversa a seconda delle fabbriche in quanto ad esempio la Republic per gli interni dei vani armi delle ali usava come primer il Crhomate Yellow mentre la Curtiss il Crhomate Green . Sul dorso della fusoliera e fino alla versione D-23-RA  era posta una struttura anti-cappottata il cui aspetto aguzzo richiamava un rasoio (da qui la sotto-denominazione "Razorback" per questi esemplari ) ma che impediva una visibilità sui 360° al pilota: a partire dalla variante D-25-RE, realizzata a partire dal giugno 1944 venne eliminata la grossa pinna dal dorso della fusoliera ed utilizzata per il vano pilota una cappottina a goccia, dando così un aspetto un pò più filante a questi P.47 ribattezzati "Bubbletop". Dopo le versioni D, la produzione in serie proseguì con la M 1 (con ancora un nuovo motore)  , la N (con ali più grandi) fino alla sotto versione N-25-R il cui ultimo esemplare venne costruito nell'ottobre 1945:  dopo la fine della guerra vennero cancellati gli ordini per oltre 5.500 P.47 che oramai erano sorpassati dal veloce progresso tecnologico che era in corso anche all'interno della stessa ditta costruttrice; comunque il P.47 fu realizzato in oltre 15.660 esemplari, risultando essere così il caccia più prodotto negli U.S.A. . La Republic già nel 1944 si era impegnata nella realizzazione di un  caccia-bombardiere sempre monoposto ma con motore a reazione, arrivando però ben presto a scartare l'idea di svilupparlo dal Thunderbolt per poi passare ad un altro progetto che sfociò infine nell'F-84G  . In precedenza, nel corso della seconda guerra mondiale, le migliaia di P.47 furono presenti sui fronti europei (sui cieli italiani nel 1944 il Thunderbolt fu più volte protagonista negli scontri con i caccia della A.N.R.) e contro i giapponesi sui fronti asiatici, venendo usati anche dalle aviazioni brasiliana (è un fatto poco noto : dalla metà del 1944 il Brasile inviò in Italia un consistente contigente militare supportato anche da un gruppo della sua aviazione dotato di P.47 che si distinse particolarmente per efficenza e risultati conseguiti sino all'aprile 1945) , francese, messicana (vennero impiegati contro i giapponesi), inglese e sovietica. Come accadde agli altri coevi caccia statunitensi P.38 e P.51, anche il P.47, fin dai primi anni del dopo guerra venne adottato da molte aviazioni di paesi alleati degli U.S.A. , in alcuni casi sino alla metà ed oltre degli anni cinquanta . Un consistente lotto ( a seconda delle fonte si parla di un numero compreso fra gli 80 e i 100 esemplari ) di Thunderbolt, della versione D-30RA  fu pure consegnato all'Aeronautica Militare alla fine del 1950 nell'ambito del programma M.D.A.P. : la cessione dei P.47 rappresentò una soluzione tampone (in attesa dell'arrivo degli F-84G che se pur prevista nella primavera del 1951 dovette slittare sino al marzo dell'anno successivo),  per consentire a due reparti italiani (5° e 51° Stormo) di svolgere delle attività operative sostituendo gli Spitfire IX oramai giunti ai limiti strutturali. Sull'impiego dei Thunderbolt da parte dell'A.M. ottime fonti sono l'articolo a firma di Gregory Alegy sul numero 4/82 del periodico Aerofan, il capitolo a pag.43 e segg. del vol. 16 a firma di Emilio Brotzu della serie Dimensione Cielo   (Roma: Edizioni dell'Ateneo S.p.a., 1983) , il libro di Nicola Malizia "F-47 D Thunderbolt" (Roma : IBN; 2005 ISBN :88-7565-021-7). Il prof. Alegy a suo tempo definì con il titolo del suo articolo questo velivolo "un difficile caccia di transizione dell'AMI": infatti i tre anni di servizio in Italia degli F-47 (su Dimensione Cielo si parla di un centinaio di velivoli ceduti all'A.M. che arrivò ad impiegarne 82 )  non furono molto felici per tutta una serie di fattori, inizialmente per il cattivo stato generale dei Thunderbolt, poi per la complessità operativa in fase di decollo ed atterraggio. Si verificarono purtroppo molti incidenti, anche mortali,  che funestarono l'impiego del grosso cacciabombardiere in Italia, tanto che solo 43 esemplari vennero resi agli Stati Uniti agli inizi del 1954.  Al di là della parentesi italiana comunque, il P.47 è quello che si può definire un soggetto "classico" nel modellismo statico e le sue riproduzioni nelle varie scale, dalla 1/144 alla 1/32, sono state sempre numerose in particolare nella 1/72 e nella 1/48 , per lo più inerenti le versioni D e relative sotto varianti, ma  se da una parte il Thunderbolt offre una certa sicurezza ai produttori di kits per una buon riscontro economico, visto la sua notorietà, dall'altra è chiaro che un nuovo prodotto per incontrare il gradimento degli appassionati deve porsi al di sopra delle riproduzioni già presenti sul mercato. Tutte queste considerazioni sono particolarmente valide per chi come la Miniart, ditta ucraina nata nel 2001 , che dopo una costante offerta di kits di soggetti terrestri, ha voluto esordire nel campo delle riproduzioni di velivoli ed in scala 1/48 nel 2023 con una serie di confezioni dedicata alla sottovariante 25RE della versione D del P.47 (il primo con numero di catalogo 48001, è stato presentato da Silvio Pietropaolo sul canale youtube di Modellismosalento al link https://www.youtube.com/watch?v=ki8mCKdKWIA&t=156s ), prodotti caratterizzati da un alto livello di qualità. A distanza di un anno, la stessa Miniart ha immesso sul mercato il kit con numero di catalogo 48029 dedicato alla sottovariante  30RA, circostanza che naturalmente per chi si interessa di aviazione militate italiana come lo scrivente, certo non poteva passare inosservata essendo come detto, questa una delle due versioni usate in Italia. Le caratteristiche tecniche esterne della sottovariante D-30RA (realizzata in due serie, la prima di 1200 esemplari, serial number 44-32668/33867 e la seconda di 600 esemplari serial number 44-89684/90283 )  erano le seguenti : motore Pratt & Whitney R2800 59, elica Curtiss C542S-A114,   due aerofreni sotto le due semiali , vicino agli alloggiamenti delle gambe del carello principale e sugli esemplari consegnati all' Italia era poi presente una pinna dorsale posta sul davanti della radice anteriore dell'impennaggio verticale (in realtà era stata introdotta a partire dalla successiva versione D-40-RA ma evidentemente era stata poi installata forse in post produzione, anche a velivoli delle sottoversioni appena prececedenti in quanto contribuiva a dare maggiore stabilità all'aereo), particolari che si trovano appunto nel kit ucraino.

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Aprendo la confezione si rimane subito colpiti dal numero delle stampate e quindi dei tanti pezzi del kit :la Mini Art per economizzare i costi e utilizzare al massimo gli stampi,  ha scomposto questi ultimi in modo di avere quante più parti comuni da sfruttare nella varie confezioni che si distinguono ulteriormente fra loro a seconda che sia un kit "basic" o uno "advanced" : nella seconda situazione, come nel caso della confezione oggetto di questa recensione, ci sono più opzioni offerte al modellista , ad esempio lasciare aperti i pannelli di ispezione del motore e dell'armamento alare. Da notare poi che non si tratta affatto di un kit stampato a bassa pressione (il cd. "short run")  ma bensì di un prodotto di fattura industriale. Esaminiamo quindi dapprima le varie stampate comune a tutta la gamma dei kit Miniart del P.47a partire da quella contraddistinta dalla lettera A   : qui trovano posto le due semiali senza la possibilità di lasciare aperti i pannelli per l'ispezione e il riarmo delle mitragliatrici e comunque il soffitto del vano carrelli è dettagliato ;

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le superfici esterne dei pezzi raffiguranti le ali hanno una fitta pannellatura con i relativi numerosissimi rivetti . Altra componente "basica" in questo telaio è la radice del cofano motore in quanto la MiniArt offre al modellista la possibilità di finire il modello con il pannelli del cofano motore in posizione aperta; salta poi subito agli occhi il sottile spessore delle varie parti così come l'assenza di ritiri mentre i segni degli estrattori di stampa non sono affatto visibili a modello assembato.

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La stampata B è  è relativa per lo più alle parti mobili di ali e timoni, flabelli del cofano motore ma anche ad altre componenti minori del velivolo come pedaliera e schenali del seggiolino del pilota (anche qui versione basica...) .

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Anche qui è molto fitta la riroduzione della rivettura esterna. Vi sono i "gembiuli" delle gambe del carrello principale offerti in un pezzo unico per la posizione retratta in volo che suddivisi per la configurazione del velivolo a terra.

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Nel telaio con la lettera D trovano posto le componenti del carrellino posteriore, con due varianti diverse, le ruote del carrello principale con due differenti tipi

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di pneumatici, le volate esterne delle armi alari. 

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Altre undici stampate più piccole, contrassegnate dalle lettere Db, C, Ca, Cd e Cf  (tutte le C sono in numero doppio per ciascuna) offrono particolari per l'abitacolo, ruote con l'effetto peso, tutta una serie di armamenti di caduta (bombe da 1000 libbre AN-M65 ed AN.M59, da 250 libbre AN-M57, da 500 libbre AN-58A1 nonchè due grosse granate fumogene ) e quattro tipi di serbatoi ausiliari esterni (rispettivamente da 75, 108, 150 e quello ventrale da  200 galloni).

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Le parti trasparenti sono molto limpide ed oltre alla cappottina del pilota suddivisa nelle due canoniche partizioni di parabezza anteriore e parte mobile posteriore a goccia, collimatore, luci di estremità alari e faro d'atterraggio subalare. 

 

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Tutte queste erano le componenti comuni fra i vari kits che Miniart ha dedicato al P.47 ;  le altre stampate presenti nella confezione 48029 sono appunto caratteristiche di questa scatola a partire da quelle delle due semi fusoliere che come le ali presentano al loro esterno una fitta rivettatura come nella realtà.  Sia i pezzi che raffigurano le semi ali e le riproduzioni della fusoliera,  poste su un trittico in scala 1/48 del P.47 (ad esempio quello pubblicato su Aerei Modellismo 5-1984; è in 1/72 ma fotocopiato al 150% si porta alla 1/48) , sono del tutto corrispondenti alle forme e dimensioni del velivolo reale.

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Quello che più caratterizza il kit, è il telaio con la lettera E in quanto contiene quei pezzi alternativi per poter realizzare il modello lasciando in posizione aperta diversi pannelli di ispezione degli interni delle ali del velivolo , offrendo   le ali con

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già le apeture, le  riproduzioni delle armi e del loro munizionamento, con il relativo alloggiamento, in pratica non è solo l'abitacolo del pilota e i vani carrelli ad essere dettagliati ma anche appunto i vani alari. Sempre su questo telaio poi, si trovano pezzi alternativi anche per il cofano motore potendo lasciare questo del tutto scoperto o con parte della cappottatura in posizione aperta. 

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Un piccolo telaio (il De) ha tre solo tre pezzi ma su di due di loro è giusto fermarsi un attimo...Una delle peculiarità della sotto versione D-30RA era la presenza sotto le ali di due piccoli aerofreni posti subito dietro i due alloggiamenti delle gambe di forza del carrello principale; dalle foto dei P.47 quando erano a terra questi aerofreni non si notano in posizione ribassatta e la soluzione offerta dalla Miniart di ripodurre su questi pezzi solo i loro contorni,  è in buona sostanza la più opportuna, migliore anche di quella a suo tempo realizzata dalla Hasegawa nel kit cat.no 09141 del P.47D30/40 sempre in 1/48, dove la ditta giapponese aveva realizzato gli stessi aerofreni con delle foto incisioni che poi andavano incollate sopra la superficie dei pezzi ...

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Un'ultima stampata è quella dedicata alle quattro pale del'elica Hamilton Standard Hydromatic 24E50 riprodotta in modo abbastanza adeguato.

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Sempre per la versione "adavanced kit" la lastra di foto incisioni con decine di particolari per arricchire il dettaglio ad  del vano pilota, di quelli delle armi alari, del motore.

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E' chiaro che vista l'abbondanza dei pezzi e della opzioni offerte, diventi molto importante il ruolo delle istruzioni a supporto della costruzione del kit: la Miniart in questo caso è stata molto accorta corredando i suoi modelli del P.47 di un adeguato foglio formato A 4 ; senza alcun accenno storico tecnico sul velivolo reale ad eccezione della descrizione dei carichi di lancio e dei vari tipi di serbatoio con le combinazioni con le quali gli stessi possono essere installati  , vengono dati dei chiari schemi dei vari telai del kit in modo tale da indentificare prontamente i vari pezzi .

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Tutte le varie fasi dell'assemblaggio poi sono chiaramente descritte anche ponendo a confronto le diverse possibilità offerte al modellista: stante la complessità di questo kit è opportuno prima di iniziarne la costruzione studiare bene il foglio e decidere subito quali opzioni si vogliono scegliere.

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Per le decalcomanie la Miniart ha giustamente ritenuto di rivolgersi alla ditta italiana Cartograf il cui nome per i modellisti è orami simbolo di qualità...Infatti il film di sostegno dei vari soggetti è molto risicato quasi inesistente mentre sarebbe stato più opportono che i due fogli allegati al kit fossero stati  lucidi  e non opachi : le decals infatti quando sono lucide aderiscono molto meglio alle vernici stese sui modelli, vernici che a loro volta devono essere rivestite di una mano di trasparente lucido prima della applicazione delle decals, anche se si devono usare liquidi emollienti pure per evitare antipatici fenomeni di silvering, ovvero che alla fine il film di sostegno delle decals sia visibile ...Questa procedura vale anche per le innumerevoli scritte di servizio riportate dal primo foglio decals, anche questo comune alle altre confezioni dei P.47D Miniart.; sul foglio sono separate a seconda della loro posizione sul velivolo e vi sono inoltre quelle che erano poste sulle bombe

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Il foglio decalcomanie, specifico per questa confezione, riporta, oltre alle insegne di nazionalità usate dai velivoli dell'U.S.A.A.C. quanto necessario per l'araldica di tre velivoli di altrettanti reparti della 9°Air Force attivi sul teatro nord europeo, in particolare nella primavera del 1945,; la prima opzione è quella del P-47 serial number 44-33240, appartenuto al 366°Fighter Squadron che con altri due squadroni da caccia apparteneva al 358° Fighter Group;   il gruppo fin  dalla sua costituzione nel dicembre del 1942 aveva sempre operato con i P.47 dopo essere stato basato agli inizi dell'autunno del 1943 in Inghilterra; negli ultimi mesi di guerra era basato in Francia e fra i suoi compiti principali c'era quello del supporto ravvicinato alle operazioni della 7° armata statunitense che a sua volta oramai agiva in territorio tedesco. Dal novembre del 1944 l'intera coda dei velivoli del 358°F.G. venne dipinta in arancio (con il gruppo che venne battezzato "Orange Tails") ed all'inizio del 1945 i cofani motore dei P.47D  del 358°F.G.   vennero dipinti con colori differenti a seconda della loro appartenza ai tre squadroni del gruppo, lasciando sempre il muso ed il mozzo dell'elica in rosso, quelli del 366 F.G. furono colorati di giallo, Il P-47 serial nomber 44-33240, assegnato al Lt. Davis, si caratterizza inoltre per la colorazione della parte della fusoliera che va dal cofano motore all'abitacolo: questa zona infatti fu dipinta in blu scuro con diverse stelle bianche e il soprannome Tarheel Hal assegnato a questo velivolo e nelle decals del kit Miniart si trova la riproduzione di tale particolare colorazione;  da alcune foto ravvicinate del Tarheel Hal si nota che sotto l'abitacolo erano riportate anche i nomi del personale di servizio addetto allo stesso velivolo e che a dispetto delle ricostruzioni museali e volanti di questo P.47, non c'erano le fasce bianche nere (le "invasion stripes") sotto le ali e la parte centrale della fusoliera. Il secondo soggetto proposto dalle decals della Miniart è il P-47 serial number 44-33813 del 509°Fighter Squadron che con altri due squadroni da caccia apparteneva al 405° Fighter Group, reparto costituito nei primi mesi del 1943 ed equipaggiato con il P.47  dal settembre dello stesso anno; dal marzo 1944 venne dislocato su aeroporti dell'Inghilterra meridionale venendo intensamente coinvolto nel supporto alle operazioni dello sbarco in Normandia; nell'estate del 1944 le unità del 405°F.G. vennero trasferite in Francia e dal 1945 sulla base belga di Ophoven da dove operarono sino al termine del conflitto in Europa. Il P-47 serial number 44-33813 era il velivolo del cap. Miltono William Thompson , pilota pluridecorato con novantuno missioni e che aveva fatto decorare questo suo aereo con una vistosa insegna personale affissa sul lato sinistro della cappotta motore e zona della fusoliera appena retrostante , un toro in carica; sotto l'abitacolo poi erano riportate le missioni effettuate. Dal raffronto con la foto del vero P.47 s/n. 44-33813 si può dire che le decals della Miniart hanno ben raffigurato questi particolari; i velivoli del 509° F.S. erano poi caratterizzati dall'anello frontale della cappotta, estremità alari, e strisce sui piani di coda, tutti in colore rosso. Terza ed ultima opzione offerta dalla decals della Miniart è il il P-47 serial number 44-33287 del 379°Fighter Squadron che con altri due squadroni da caccia apparteneva al 362° Fighter Group che a novembre del 1943 venne basato su aeroporti dell'Inghilterra meridionale venendo impiegato dal febbraio 1944 come scorta ai bombardieri B.24; durante il D-Day i P.47 di questo gruppo scortarono i C-47 venendo successivamente dislocato in Francia, finendo la guerra sull'aeroporto di Verdun; il P-47 serial number 44-33287 era il velivolo personale del Colonnello Joseph L. Laughlin, dal novembre 1944 comandante del 362° F.G. dopo essere stato il comandante del 379° F.S. ; accreditato di tre abbattimenti di velivoli nemici durante la 2° g.m. ebbe poi una lunga carriera nell'U.S.A.F. ; questo ufficiale pilota aveva fatto dipingere la cappotta motore del suo P.47 con dei piccoli e ripetuti scacchi di tre colori per rappresentare quelli dei tre reparti del gruppo al suo comando (rossi per il 377 ° F.S., verdi per il 378°F.S. e gialli per il 379° F.S.) ed aveva fatto aggiunger un elefantino rosa sugli scacchi della parte sinistra della cappotta motore; sotto l'abitacolo c'erano i nomi del pilota e dei meccanici che curavano la manutenzione del velivolo , tutti particolari anche questi ben riprodotti dal foglio decal della Miniart. In conclusione un buon esordio della Miniart nel campo delle riproduzioni di velivoli in scala 1/48 con un kit che personalmente spero di poter vedere presto assemblato come velivolo dell'A.M. , magari quanto prima proprio da me ed inerente un P.47  basato nel Salento

Gabriele Luciani 

 

 

 

 

 

 

 

 




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